ita | eng

Il Progetto e i progetti

agosto 2009

La differenza tra il Progetto e i progetti è uno dei temi su cui dovremmo maggiormente ragionare volendo superare l’attuale crisi della “progettazione”: scuole, libera professione ecc.
La tesi che vorrei sostenere è: forse sono aumentati i progetti ma si è perso il Progetto.
Sicuramente in questi ultimi 40 anni sono aumentate le occasioni di realizzare progetti.
La progettazione si è articolata, forse eccessivamente frammentata, aderendo alla trasformazione delle esigenze e dando anche interessanti risposte specifiche ma
si sono attenuate le relazioni di significato tra i singoli progetti.
Nella vita di un progettista i progetti sono le singole occasioni che ti capitano per crescere e maturare.
Molte sono quelle che ricerchi ma poi  “casualmente” le più ti vengono proposte e diventano importanti occasioni per fare…
Per fare cosa ?
Ci sono due diverse risposte:
1. Fare nel meglio dei modi la cosa che ti viene chiesta.
2. Fare nel meglio dei modi la cosa che ti viene chiesta portando avanti la concretizzazione di un tuo Progetto.
Una tua idea che in queste occasioni arricchisci ma che ha altri, e più complessi, obiettivi della pura risoluzione progettuale del problema posto.
Forse questa biforcazione è ciò che ci potrebbe permettere di cogliere le differenze che esistono tra
progettista ed autore.
Solo recentemente credo di aver capito un aspetto della personalità di Giancarlo de Carlo con cui ho avuto la fortuna di lavorare per anni e che mi era rimasta oscura. 
Il progetto a cui stavamo lavorando (in quel caso il piano di Siena) l’ILAUD (il laboratorio internazionale di progettazione che in quegli anni iniziammo) e la rivista Spazio e Società che allora nasceva, non erano solo alcuni dei tanti progetti che in quegli anni Giancarlo seguiva: erano componenti che lui incrociava per intessere il proprio Progetto.
Per esprimere una riflessione sulla società che superava la realizzazione, o il successo, del singolo progetto.
E’ questo senso del fare che credo oggi si sia eccessivamente indebolito.
Sempre più spesso mi capita di riflettere sulla “fragilità culturale” degli attuali quarantenni.
Nel continuo confronto frammentato che mi capita di avere con i tanti professionisti di questa generazione mi colpisce l’assenza del Progetto.
Danno sapienti risposte ai singoli quesiti progettuali, con cui hanno la fortuna di confrontarsi, ma non fanno trapelare le caratteristiche del loro Progetto.
Nei confronti della crisi dell’ università ( nel nostro caso dell’Iuav) questo atteggiamento rischia di avere conseguenze catastrofiche.
Sarebbe necessario che i quarantenni superassero l’alibi di essere “solo” professori a contratto ed esplicitassero una buona volta quale è il loro progetto.
E se, come temo, non lo hanno ?
Forse è giunto il momento che inizino a pensarci.
Con i bravi professionisti è forse possibile fare scuole tecnico professionali.
Per rilanciare l’università  sono necessari degli autori.
Servono anche le idee e la cultura.
In una parola: il Progetto