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design a San Marino

aprile 2006

Con l'avvio del nuovo Corso di laurea in disegno industriale attivato dall’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, congiuntamente all’Università IUAV di Venezia, pende vita un programma di formazione e ricerca che contiene vari, e importanti aspetti di novità nel panorama universitario, economico e produttivo della Repubblica di San Marino.
Un primo dato e sicuramente quello quantitativo.  200 persone, tra studenti e docenti o, se verranno reperiti anche altri spazi oltre al complesso seicentesco del Monastero di Santa Chiara, circa 500 persone, che frequentano giornalmente per 11 mesi l’anno San Marino città, avvieranno un processo economico e sociale la cui importanza non deve essere sottovalutata.
I processi di rivitalizzazione economica che caratterizzano le aree urbane dove si insediano attività universitaria sono del resto documentati da infiniti esempi, tra questi l’area veneziana di Santa Marta dove  è localizzata gran parte dell’attività dell’IUAV. Sicuramente queste scelte vanno guidate, come vanno guidate e incentivate le offerte di
residenzialità per gli studenti, ma le  potenzialità esistono e, in particolare nel caso di San Marino, possono avere importanti effetti nel centro storico. Un secondo dato di novità, rispetto alla tradizionale presenza universitaria sammarinese, è che, con il nuovo corso di laurea, l’università di San Marino si confronta, pienamente, con il primo momento, quello triennale, della formazione universitaria.  
Una fascia d’età di studenti particolare, che inizia il proprio nuovo percorso formativo staccandosi, molto spesso anche territorialmente, dall’esperienza scolastica liceale.  
Una popolazione studentesca che ha precise esigenze culturali, e di socializzazione, per poter  crescere e maturare quelle scelte formative che condizioneranno totalmente i
diversi  sviluppi culturali e lavorativi.
Se a queste ultime caratteristiche uniamo i dati quantitativi, a cui prima facevo riferimento, emerge chiaramente come, con il nuovo corso di laurea, si apre a San Marino una fase dello sviluppo universitario che potenzialmente, oltre ad arricchire il cuore stesso dell’università come “ateneo”, di cui la presenza studentesca è un dato sostanziale, può anche incentivare nuovi livelli di relazioni tra i diversi Dipartimenti che  caratterizzano la  ricchezza culturale di questa università.
 
Ovviamente, oltre a questi aspetti, il dato di maggiore novità,  è rappresentato dalla particolarità disciplinare del nuovo corso di laurea: il design.
Tra le ultime discipline che,  riorganizzandosi, hanno dato vita ad autonomi corsi di laurea, il disegno industriale rappresenta un caso in parte anomalo rispetto alla tradizionale organizzazione degli studi universitari. Lo stretto intreccio che lega attività progettuali e sapere teorico, sapere scientifico e sapere umanistico, capacità tecnico operative e creatività, fa del corso di laurea in disegno maggior interesse personale, non si chiuda immediatamente in una scelta di indirizzo tematico professionale. Una proposta in questo sostanzialmente diversa da ciò che avviene in molte delle proposte didattiche attualmente offerte in Italia dove , prima di iscriversi, gli studenti devono scegliere tra design del prodotto, grafica, comunicazione visiva, multimedialità, interni, ecc.ecc.
Nel modello formativo, che applicheremo anche nel corso di laurea di San Marino, l’anno accademico è articolato in tre periodi didattici della durata di circa dodici settimane, durante i quali si alternano attività laboratoriali e corsi teorico-critici. In questo modo gli studenti possono frequentare tre diversi laboratori per ciascun anno accademico e, pur indirizzando i propri studi verso i due principali settori del design, quello del prodotto o quello della comunicazione visiva, possono valorizzare anche l’intreccio tra questi settori per adeguarsi alle trasformazioni del mercato che, in questi “confini”, dovrà sempre più immergersi per realizzare reali innovazioni di prodotto.
Ma avviare un nuovo corso di laurea, una nuova scuola, pur nella continuità con le esperienze fin qui maturate non può significare una mera scelta organizzativa di materie, laboratori e docenti: deve anche comportare uno specifico  programma culturale e di ricerca.
In una scuola di design lo scopo non è solo quello di formare dei giovani ma di fare anche ricerca insieme, considerando gli studenti come dei collaboratori.
Non una scuola quindi che si limita a “trasmettere” sapere, ma un luogo dove insegnare anche per continuare ad imparare.  
In una università che, come nel caso  del disegno industriale, è formata prevalentemente da un corpo docente di professionisti ( grafici e designers), è fondamentale intendere l’insegnamento non come un puro trasferimento dei propri “segreti del mestiere”, ma come un modo per fare ricerca e occasione per riflettere insieme sui continui cambiamenti.
Un luogo di discussione didattica. Una didattica che mira non ad un mero design degli oggetti, ma al rapporto fra l’uomo e le funzioni.
Il problema non è imparare per poi progettare ma progettare per imparare guardando a tutto l’esistente, in quanto “progettato” o “progettabile”, tenendo presente le realtà sociali che sono in continua, costante evoluzione anche nel campo del progetto, del prodotto e del consumo.
Significa anche valorizzare la diversità degli studenti: le diverse culture, le diverse aspettative e i diversi obiettivi, è fare di tutto perché questa diversità restino, si rafforzino e si raffinino. Non si tratta infatti di formare studenti che abbiano un alfabeto comune riconoscibile come alfabeto di una scuola, ma che acquisiscano una mentalità progettuale che permetta di capire perché progettano, che cosa progettano, dove e per chi progettano, superando il formalismo, elegante ma molto spesso edonista, che caratterizza molto dell’attuale design.
Una mentalità progettuale che permetta di guardarsi intorno fino ad individuare i nuovi temi dell’esistente, i nuovi problemi, e proporre nuove, possibili soluzioni.  
Guardando con attenzione a  ciò che accade nel mondo ma sapendo anche confrontarsi criticamente con la rapidità accelerata dei tempi moderni.
Una mentalità progettuale che sappia valorizzare l’intuizione creativa, che nel mondo delle aziende e della ricerca spesso non vengono sufficientemente considerati, ma che sia cosciente che il lavoro creativo è anzitutto lavoro, ovvero un atteggiamento che ha bisogno di obiettivi, di logica e di rigore.
Ed è con questo acquisito rigore che lo studente si deve confrontare con il mondo del lavoro.industriale un modello formativo fortemente caratterizzato dalla continua sperimentazione delle possibili relazioni tra sapere e saper fare.  
Un saper fare che, anche se spesso negli ultimi anni viene riduttivamente inteso come mera professionalizzazione, deve confrontarsi con la ricchezza e complessità anche teorica del progetto.

L’esperienza maturata in oltre dieci anni di attività del Corso di laurea in disegno industriale, avviato dall’ IUAV ha a Treviso, ci ha permesso di mettere a punto un programma formativo che, considerando i vari fattori di specificità, permetta ad ogni singolo studente di costruirsi un percorso triennale che, pur valorizzando le aree di Un maggiore rapporto tra università, territorio e mondo produttivo, importante per l’intero sistema universitario, diviene fondamentale per un corso di laurea in disegno industriale  e non solo perché consente di migliorare costantemente il corso di laurea, garantendo titoli realmente spendibili sul mercato del lavoro, ma perchè deve anche permettere alle imprese di sviluppare il rapporto con l'università per essere facilitate nella ricerca e in nuove sperimentazioni, sempre più indispensabili per superare la carenza di innovazione di molti settori produttivi.  
A tale fine stiamo avviando la costituzione di un “Comitato d’indirizzo”, un comitato misto di consultazione tra istituzioni, imprese e università che oltre a permettere una migliore
conoscenza reciproca delle trasformazioni in atto, del sistema della formazione e dell'impresa,  permetta di pianificare, e monitorare, le condizioni perché si sviluppino le
attività di stage e tirocinio che rappresentano un primo e significativo approccio dello studente con il mondo del lavoro e, per quanto riguarda le aziende e l’università, renda
possibile l’avvio di concreti piani di ricerca in comune.
 
Un ultimo elemento di novità rappresentato da questo nuovo corso di laurea è il rapporto di collaborazione che si è avviato tra due Università di due Stati che pur nella contiguità
territoriale hanno diverse, e autonome, caratteristiche storico-politiche. Oggi l’Università IUAV di Venezia è l’unico ateneo italiano dedicato nella sua totalità
all'insegnamento della progettazione di tutto ciò che riguarda gli spazi e l'ambiente abitati dall'uomo: edifici, città, paesaggi, oltre ad oggetti di uso quotidiano, eventi culturali, teatrali
e multimediali, grafica e moda.
Alla ricca proposta didattica, resa possibile dalla riforma universitaria, si aggiunge anche questo nuovo programma realizzato congiuntamente con l’Università degli Studi della
Repubblica di San Marino.  
Un programma che  da un lato guarda alla domanda che questa area territoriale, compresa tra Emilia e Romagna, Marche e Umbria, può esprimere nei confronti della
formazione nel campo del design, ma che guarda anche alle potenzialità che possono derivare dalla piena valorizzazione delle caratteristiche della Repubblica di San Marino, della profonda radice storica della sua forma di democrazia e del ruolo internazionale che può giocare nel contesto della globalizzazione entro cui va collocato ogni ragionamento sul futuro del progetto e del design
.
Per l’Università IUAV di Venezia non si tratta quindi di aprire una “succursale”  a San Marino ma, al contrario, di cogliere un’importante opportunità per arricchire la propria esperienza, sperimentando con l’Università degli Studi di San Marino un nuovo progetto culturale.  
L’augurio e che  nell’aprile del 2009 quando si festeggeranno i 400 anni dell’edificazione del Monastero di Santa Chiara che  ci ospita, arrivati ormai a conclusione del primo ciclo di  studi e avendo “prodotto” già i primi laureati, questi obiettivi si siano realizzati esprimendo appieno le potenzialità del progetto.