Isabella Daidone, dottoranda in progettazione architettonica della Facoltà di Architettura di Palermo, che sta lavorando ad una ricerca su Giancarlo De Carlo e su Spazio e Società mi ha recentemente intervistato:
1. La rivista nasce in Francia nel 1970, arriva in Italia nel 1975 come traduzione dell’edizione francese, successivamente si distacca e assume la sua autonomia, nel 1978 la direzione passa a Giancarlo De Carlo e ricomincia dal numero uno.
Rimasero dei rapporti con la rivista francese diretta da Lefevre? Quali?
Cosa cambiò quando la direzione passò a De Carlo?
La proposta di realizzare l’edizione italiana della rivista Espaces et Sociétés è di Riccardo Mariani che per i primi due numeri, che mantengono la testata in francese, ( giugno 75 e settembre 75) ne è capo redattore.
Il primo numero è una pura traduzione dell’edizione francese mentre già nel secondo numero compaiono contributi italiani di Giuseppe Samonà, Raffaele Mazzanti e Carlo Doglio.
La redazione è a Firenze e l’impegno di Giancarlo De Carlo è ancora marginale.
Con il terzo numero si hanno i primi cambiamenti importanti, la testata diventa Spazio e Società e viene formata una redazione che oltre a De Carlo e Mariani vede la partecipazione di Luigi Colajanni, Daniele Pini e il sottoscritto.
Da “Espaces et Sociétés” a “Spazio e Società” con questo terzo numero che esce nel marzo del 1976 e il quarto che esce (in forte ritardo) nel dicembre dello stesso anno la rivista incomincia a definire una fisionomia autonoma rispetto all’edizione francese.
Da rivista di sociologia dell'architettura diviene rivista di architettura vera e propria, con uno sguardo però continuamente rivolto alla società e alle sue molteplici manifestazioni spaziali.
Poi si interrompe il rapporto con Moizzi Editore di Firenze.
Abbiamo un anno di pausa e di preparazione della nuova edizione con Mazzetta Editore che riparte con un nuovo numero 1 nel gennaio del 1978.
La redazione della rivista si trasferisce a Milano, presso lo studio di De Carlo in via Mascheroni, escono dalla redazione Mariani e Colajanni sostituiti da Gabriele Corsani e Mario Mastropietro.
Per questo nuovo primo numero rimane ancora come coordinamento di redazione Maristella Petacchi che però dal numero due sarà sostituita da Giuliana Baracco.
Giuliana, moglie di De Carlo avrà in seguito un ruolo insostituibile nella continuità e apertura del lavoro della redazione .
La rivista acquista una fisionomia sempre più autonoma perdendo qualsiasi riferimento con l’originario collegamento con Espaces et Sociétés.
Ancora una volta, come nel numero 3 della serie precedente, sono Alison e Peter Smithson a scrivere il primo pezzo del numero con un importante saggio sulla “Qualità dell’ambiente”.
2. Qual è il dibattito culturale nella quale si inserisce la rivista «Spazio e Società»?
Pur essendo complesso sintetizzare il dibattito culturale di quegli anni credo che due elementi vadano sottolineati:
1. La crescita dell’interesse per le problematiche riguardanti lo sviluppo della città e del territorio conseguente alla estensione delle amministrazioni comunali gestite dalla sinistra
2. Il parallelo dibattito autoreferenziale sul post-moderno che invece investe l’architettura allontanando dai problemi reali l’attenzione degli intellettuali che operano in questo campo.
3. Cosa significava in quegli anni pubblicare «Spazio e Società»? Come reagiva la società? E le istituzioni?
Rispondendo nel 1994, ad una intervista di Francesco Tentori[1] sulla differenza tra l’IUAV guidata da Samonà e quella successiva De Carlo rispose: “E’ difficile capire oggi cosa succedeva allora, perché le divergenze sono diventate motivo di silenzio – e solitudine – mentre in quegli anni erano motivo di interesse, confronto, discussione”
Credo che la volontà, e il grosso impegno, di De Carlo per la pubblicazione di “Spazio e società” siano riferibili al tentativo di superare proprio quel silenzio, e la solitudine, riaprendo una occasione di confronto e discussione sul ruolo del progetto.
4. Quali sono le tematiche affrontate dalla rivista e come venivano scelte?
Le tematiche proposte dalla rivista sono quelle su cui De Carlo si è impegnato teoricamente e progettualmente per tutta la vita.
Una particolare unità tra architettura e urbanistica, l’idea di socialità dello spazio, l’idea di continuità insediativa, ricercata orientando la progettazione tramite un’attenta la lettura dei contesti, fisici e sociali, la dialettica tra antico e nuovo, una idea di città, densa, complessa e stratificata.
Un linguaggio dell’architettura complesso e plurale, in un difficile equilibrio tra modernità e attenzione alla storia.
Le tematiche venivano proposte alla redazione da De Carlo, partendo da possibili contributi che emergevano dalla ricca rete di relazioni creatasi col Team X, rete che Giancarlo ha sempre mantenuto a livello internazionale.
5. Come si riflette l’impostazione teorica della rivista sul modo di progettare. Quali sono i punti di contatto tra la rivista da lui diretta e il suo modo di affrontare il progetto?
L’intreccio tra l’impostazione teorica della rivista e il modo di progettare di De Carlo è costante.
In più, negli stessi anni in cui Giancarlo inizia la rivista, avvia anche l’esperienza didattica dell'ILAUD, il Laboratorio Internazionale di Architettura e Urbanistica che inizia ad operare ad Urbino nel 1976 , come un altro “luogo” di sperimentazione e verifica delle stesse tematiche progettuali.
6. Che legame c’è tra la rivista e Carlo Doglio?
I maggiori legami tra Doglio e la rivista risalgono ai primi anni quando Carlo oltre ad essere stato, molto probabilmente, il tramite dell’incontro tra Riccardo Mariani e Giancarlo convince De Carlo ad occuparsene. In seguito sicuramente ha contato l’intenso rapporto che ha caratterizzato la loro lunga amicizia ma senza un legame diretto con la redazione e la costruzione dei vari numeri della rivista.
7. E con Giuseppe Samonà?
Se si esclude il contributo al secondo numero della prima serie non mi risulta che ci sia stato un particolare legame di Samonà con Spazio e Società
8. Qual’era differenza tra «Spazio e Società» e le altre riviste di architettura?
Sicuramente, con le opportune differenze, le altre riviste di architettura sono protagoniste di quel dibattito autoreferenziale sul post-moderno a cui precedentemente ho fatto riferimento e contro cui Spazio e Società ha cercato di contrapporsi estendendo le tematiche.
Ad esempio come ha scritto De Carlo, “Spazio e Società ha svolto un ruolo che altre riviste di architettura non si assumono. Per esempio nessuna rivista italiana, e pochissime straniere, si occupano dei Paesi del Terzo mondo. Noi ce ne siamo occupati, con inchieste, articoli e perfino dossier sull’India, sul Brasile, sull’Argentina, su Paesi detti in via di sviluppo. Siamo persuasi che in quei Paesi è ancora possibile trovare connessioni interessanti tra i problemi dello spazio e quelli della società; che lì ancora esistono focolai di invenzione, architettura candida e aderente ai luoghi”.
Forse non a caso, sia io che Daniele Pini, in seguito ci siamo sempre più interessati di queste tematiche
9. Perché si scelse di chiudere la rivista?
A questa domando non so come rispondere perché la mia collaborazione diretta, in redazione, con Spazio e Società termina con il numero 11 del settembre 1980 proseguendo poi, ma come corrispondente, con un rapporto sempre meno intenso solo fino al numero 27 del settembre 1984.
10. Giancarlo De Carlo, quale insegnamento vi ha lasciato?
E’ difficile definire, o isolare, l’insegnamento di una persona che consideri come il tuo maestro.
Intendendo per “maestro” quel docente che hai avuto la fortuna di incontrare negli ultimi anni dell’università e con cui in seguito, una volta laureato, hai avuto l’opportunità di lavorare per alcuni anni con una intensità totalizzante : come suo assistente a Venezia, avviando Spazio e Società e l’ILAUD ad Urbino, lavorando ai due piani particolareggiati di Siena.
Sicuramente i termini etica e responsabilità sociale sono quelli che maggiormente mi legano al suo insegnamento. Ma anche l’idea che nella vita uno sviluppa un solo Progetto (con la P maiuscola) e gli altri, i vari progetti che ti capita di realizzare, sono solo occasioni per mettere a punto e verificare il senso, e le possibili crescite, del tuo Progetto.