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sudesign

2006

La stagione del sud del mondo

Gli ultimi anni sono stati dominati dal  “fenomeno asiatico”: la paura della Cina come concorrente, o la potenzialità della Cina come nuovo, e immenso, mercato a seconda della collocazione delle aziende italiane nel sistema globale.
Cina e India sono diventati il riferimento di ogni riflessione sul design, portando, almeno in Italia, ad una chiusura nella logica nazionale coincidente con l’esigenza di valorizzare, o addirittura salvare, un “made in Italy” dove moda, design del prodotto e gastronomia varia, ormai si confondono in un'unica operazione di marketing per l’ esportazione dei prodotti del bel paese.
Questa logica: noi contro tutti, o i nostri prodotti per tutti, ha portato a ridurre ulteriormente la già poca attenzione che la cultura del design ha verso quelle parti del mondo dove il problema non è acquistare beni, più o meno di lusso,  ma migliorare le misere condizioni di vita se non puramente sopravvivere.
Sembra ancora attuale l’interrogativo che Maldonado  poneva già nel 1976: ” se, e in quale misura, il disegno industriale può eventualmente assumersi un ruolo attivo in un’economia in procinto di decollare. E non solo a decollo avvenuto.”

In controtendenza rispetto alla costante rincorsa alle mode stagionali il Laboratorio di design per i modelli di sviluppo locali  del clasDIP dell’Università IUAV di Venezia
ha avviato nel 2003, in collaborazione con il Consorzio Botteghe Della Solidarietà, il programma di ricerca e didattica “SUDesign” finalizzato a sperimentare il possibile contributo del design allo sviluppo dei paesi del sud del mondo.
La collaborazione con una centrale del commercio equo e solidale, come il Consorzio BDS, è stata un’importante occasione per uscire da un’impostazione puramente accademica del programma. Ha portato a confrontarsi con dei precisi contesti operativi nell’ottica della Risoluzione sul commercio equo e solidale della Comunità Europea, che evidenzia come " esiste un costante bisogno di sostenere organizzazioni partner nei paesi in via di sviluppo per quanto riguarda il design di prodotti, il controllo di qualità, la conoscenza dei mercati europei e i metodi di produzione sostenibili."
In questa prospettiva la prima fase del lavoro ha approfondito lo studio dei sistemi produttivi attualmente utilizzati per la lavorazione del bambù, e delle fibre vegetali, in una prima area campione identificata nel Distretto Bac Ninh nell'area nord-orientale del Vietnam, individuando possibili diversificazioni delle attuali linee di prodotto rispetto alle potenzialità commerciali del mercato europeo.

I primi risultati, presentati nella mostra “IUAVietnam” organizzata a Milano nel 2004 in occasione del Salone del Mobile, hanno messo in evidenza le caratteristiche dell'impostazione data al lavoro.
Abbiamo infatti cercato di attuare una metodologia di ricerca, basata su un approccio sperimentale, che si confrontasse con la riappropriazione del lavoro manuale nel processo di costruzione e definizione degli oggetti.
Un approccio che ha trovato una risposta immediata da parte di una generazione di giovani progettisti che guarda con attenzione, e interesse, alle esperienze di autoproduzione, che hanno sviluppato in tutta Europa uno stimolante neo-artigianato creativo.
I prototipi sono stati realizzati con estrema economia di mezzi e utilizzando tecnologie artigianali facilmente accessibili anche nel contesto in cui se ne prevedeva la produzione.
Sono esperimenti di trattamento del bambù, che possiamo anche considerare come giochi didattici col materiale, tentativi tecnici e formali di confrontarsi con quello che Munari ricordava essere "un profilato con nodi interni che la natura ci offre gratis, in qualunque dimensione, già verniciato ”.
Una ricerca di estrema riduzione compositiva e materica, un'operazione sottrattiva volta a rifunzionalizzare il profilato naturale secondo linee di ricerca formale, che hanno portato ad una ricca diversificazione merceologica dimostrando come, lavorando con le fibre vegetali, sia possibile superare il dualismo cesteria-sedute individuando nuove tipologie di prodotti.
L'estensione della gamma dei prodotti emersi da questo lavoro, oltre ad essere conseguenza dei diversi percorsi di ricerche dei singoli autori, guarda ad uno dei problemi centrali che oggi investe il commercio equo e solidale nella sua costante crescita: le possibili strategie dell'ingresso di questo settore in nuove aree merceologiche per estendere la propria presenza nel mercato europeo e poter finanziare e sviluppare nuovi progetti nel sud del mondo.
Sullo sfondo del lavoro progettuale ci sono i problemi, complessi e aperti a contraddizioni non sempre facilmente risolvibili, che nascono ogni volta che operiamo innesti tra tradizioni locali del sud del mondo e cultura del nord "sviluppato".
Problemi sintetizzati nel concetto di "glocale", il termine composito creato per esprimere un processo culturale analogo all'innesto botanico ibridando il design globale con le culture locali.
Sullo sfondo ci sono le culture locali non più intese come mere fonti di ispirazione ma come occasioni di confronto, di conoscenza di ciò che è comune ma anche di ciò che è differente.
L'idea di una globalizzazione dal basso, basata sul principio di cooperazione anziché di concorrenza, non ha solo in questi ultimi anni guadagnato sempre maggiore legittimità, ma ha anche aperto nuove strade da percorrere per costruire un nuovo, e diverso, ruolo del progetto.
Anche questo è uno dei modi per accogliere la sfida di superare il concetto di design legato al singolo prodotto cercando di lavorare maggiormente su un progetto globale, all'interno del quale ci sia spazio per i singoli prodotti, ma con un atteggiamento etico fondato sulla coscienza di un ruolo del design che non si riduca puramente a nutrire di novità quotidiane il mercato.

L’interrogativo che ci eravamo posti, avviando questo progetto, era: è possibile finalizzare la creatività di giovani studenti di design per valorizzare le capacità produttive del sud del mondo?
Una selezione dei prototipi realizzati dagli studenti è stata messa in produzione dalla Craft Link nel distretto Bac Ninh nel Vietnam del nord e in seguito commercializzata in Italia nei punti vendita del Consorzio BDS.
Una prima risposta affermativa all’interrogativo posto inizialmente, ma anche un punto fermo da cui siamo ripartiti per approfondire ulteriormente le potenzialità di un approccio progettuale che tramite la rivalutazione, e reinterpretazione, delle tecnologie autoctone permetta di incidere nello sviluppo di quelle aree.
I prototipi che vengono presentati a “Seasons in design” sono il risultato di questa seconda fase del nostro percorso di ricerca.
Risentono dell’esperienza accumulata in questi anni nei laboratori didattici organizzati a Venezia e Treviso, ma soprattutto di una più precisa conoscenza delle tecniche di lavorazione del bambù che abbiamo potuto effettuare in Vietnam.
Al bambù si affiancano altri materiali, come la ceramica, ed una maggiore attenzione viene data all’intreccio di diverse fibre vegetali in previsione della prossima tappa del programma che prevede l’avvio di una collaborazione con artigiani del Bangladesh.
Se “Seasons in design” vuol essere “ interpretazione del cambiamento o invenzione” SUDesign  sperimenta l’invenzione come possibile contributo al cambiamento delle condizioni di vita in aree che continuano ad essere nella periferia di un mondo sempre più globalizzato. Un tentativo di costruire condizioni di modernità non solo nell’ambito delle infrastrutture produttive, ma anche e soprattutto in quello dell’organizzazione sociale.





Programma SUDesign
Laboratorio di design per i modelli di sviluppo locali  
clasDIP corso di laurea specialistica in Disegno Industriale del Prodotto
Facoltà di design e arti  - Università IUAV di Venezia
in collaborazione con Consorzio BDS

Coordinamento: Gaddo Morpurgo con Massimo Brignoni e Riccardo Varini

Al laboratorio del 2006 hanno partecipato gli studenti: Alessia Basso, Alessio De Luca, Anna Zandanel, Antonio De Toma, Chiara Rizzo, Claudia Savi, Elena Beraldo, Elisa Biacoli, Elisa Sbrogiò, Emanuele Basso, Emanuele Scurria, Emilio Antinori, Fabrizio Cettina, Francesco Albanese, Giorgio Farinazzo, Ilenia Pilotto,Irene Santin,Ivan Djordjevic, Josephine Falke, Laura Favaretto, Leonardo Guadagnin, Luca Zampolli, Marco Serena, Marco Torresan, Margherita Lisoni, Marialucia Malara, Marieclaire Bizzar, Mario Mastropietro, Marlene Kettner, Mauro Paialunga, Nicoletta Grumelli, Roberto Volpe, Salvatore De Matteis, Stefano Miazzo, Vania Pepe


Oltre agli studenti dei laboratori hanno collaborato:
Filippo Mastinu, Laboratorio ALIAS fDA
Lan Tran Tuyet, Craftlink, Hanoi Vietnam
David Cambioli, AltraQualità  Piccola Soc. Coop. Ferrara
Sandro Salviato , Consorzio BDS
Massimo Renno, Consorzio BDS

Il programma SUDesign è stato presentato:

dicembre 2003     Venezia, seminario: Artigianato e design nel Vietnam
gennaio 2004     Venezia, mostra: Prototipi per IUAVietnam
aprile 2004         Milano, mostra fuori salone: IUAVietnam
luglio 2005         Roma, mostra: SUDesign, una nuova linea di prodotti
settembre 2005     Roma, mostra: Design etico – impresa sociale