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La miniatura interattiva

La miniatura interattiva

Struttura e lettura della pagina elettronica nel progetto multimediale: il superamento del concetto moderno di testo e di autore

1994

 

La ricerca teorica nel campo delle strategie comunicative finita una prima fase fortemente influenzata dalla "novità" dei media elettronici deve sempre più fare i conti con la necessità di dare ordine in un intreccio costante di applica­zioni sperimentali.

Ordine come ricerca di criteri per confronta­re e valutare ma anche ordine per comprendere i reali cambiamenti.

Analizzando lo scrittoio medioevale emer­gono alcuni elementi che possono essere di un certo interesse per chi voglia sviluppare un percorso di lettura delle trasformazioni in atto nel campo della comunicazione che utilizza supporti multimediali.

"L' opera filosofica del secolo XIII e XIV non'può essere considerata alla stregua di un testo moderno. Si tratta di un insieme di scrittu­re molto più mobile e molto più malleabili e sensibili all'ambiente in cui nascono e molto più attive".

"La nostra comprensione della filosofia medioevale è anzitutto in parte corrotta da un concetto moderno di testo (e di autore) ed è rimasta vittima di una trasformazione operata dalle edizioni successive al secolo XVI.

L'utilità pratica di queste è indiscutibile, ma esse hanno creato nei testi un panorama che potrebbe essere definito falsantico o neogotico, riproducendo in una forma semplificata ciò che era per natura mobile.

Di fatto che si sia di fronte ad una forma di pensiero che si muove quasi esclusivamente commentando, implica una scrittura che si pensa destinata a crescere su se stessa. Essa ha una forte promiscuità con 1'espressio­ne orale" .

L'interpretazione diacronica della personali­tà filosofica, fatto ormai acquisito, può essere radicalizzata nell'interpretazione diacronica dei testi.

Si scopre che non esiste in primo piano il testo, bensì una massa di scritture (nella molte­plicità delle redazioni, nella consumazione collettiva di certi rituali di accesso a discorsività dominanti; nella varietà delle scritture che veicolano il testo) ... ed è evidente che siamo in un momento in cui il concetto moderno di autore è ancora in formazione."

" ...la presenza di un lavoro di équipe che nei tempi successivi ha pesato molto meno nelle diverse discipline (caratterizza invece la scrittura medioevale). La filosofia moderna ha inventato l' immagi­ne della solitudine filosofica e dell'originalità del pensiero, ma in un convento domenicano del secolo XIV il procedimento del filosofare pare differente."

L'apporto della filologia nello studio dei manoscritti medievali opera nel senso di fornire strumenti per decifrare le tecniche di confezio­ni dei testi, di percepire la loro intrinseca e nativa elasticità e vitalità.

" Radicalizzando si potrebbe dire, prescindendo dalla velocità; che lo scrittorio medioe­vale fa pensare ad una macchina per le fotoco­pie o alla scrittura che appare sul monitor di un computer"

Le citazioni sono tratte da Francesco Santi recensione "Albert der Grosse und die deutsche Dominikanerschule. Philosophische Perspektiven" in Studi Medioevali serie terza Anno XXXI -fase. II, 1990 pag.761-767

Questo sguardo allo scrittorio medioevale appare oggi utile per comprendere alcuni dei nodi teorici che si pongono volendo compren dere il senso della trasformazione culturale operata dalla utilizzazione di nuove tecnologie informatiche nell'iter progettuale. ­

Va anzitutto chiarito che quando parliamo di scrittura (o di testo) intendiamo il complesso del linguaggio che utilizziamo per rappresentare l'architettura uscendo da una visione puramente iconica della rappresentazione che appare sempre più riduttiva in un contesto strumentale multimediale.

Intendiamo quindi la multimedialità non solamente come possibilità di veicolare immagini su differenti supporti (disegno, fotografia video, immagine di sintesi 2D e 3D) ma come compresenza di media e linguaggi che concorrono a strutturare un testo.

L'ipotesi da cui siamo partiti per sviluppare questa riflessione che la nostra comprensione della multimedialità  è anzitutto in parte corrotta da un concetto moderno di testo (e di autore).

Un concetto moderno di testo (e di autore) che nasce con la prima grande rivoluzione nella comunicazione rappresentata dall'opera di Gutemberg, e si rafforza nei secoli successivi portando ad una identificazione fra testo, o scrittura, e supporto cartaceo.

Ancora oggi molte riflessioni sull'editoria elettronica risentono di una accezione moderna di editoria, non cogliendo appieno il limite storico di una cultura che fa riferimento alle forme statiche di riproduzione.

L'uscita dalla cultura gutemberghiana conseguente alla innovazione elettronica, ripropone infatti, sul piano teorico, l'interesse nei confronti di contesti comunicativi differenti (come quelli del medioevo) che, per molti aspetti, hanno caratteri maggiormente assimilabili con il nostro contesto comunicativo. Ecco l'utilità, o l'attualità, di una rilettura dello scrittorio medioevale.

L'informatica, nella sua potenzialità o virtualità multimediale, determina un insieme di scritture molto più malleabili e sensibili all'ambiente in cui nascono e molto più attive della pratica scrittoria moderna e molto più simile a quella medioevale.

1. Il concetto moderno di testo (e di autore) entra in crisi davanti alle tecniche di confezione dei testi rese possibili dal supporto informatico soprattutto quando non limitandoci alle dimensioni chiuse delle diverse applicazioni ci spostiamo a considerare effetti e potenzialità dei sistemi a rete.

Ed è alla scala della rete che dobbiamo porci nel momento in cui consideriamo temi come quello del tempo reale proposti quest'anno a Monte Carlo in occasione di IMARA (Immagine animata e rappresentazione architettonica).

2. Il concetto moderno di testo (e di autore) deve essere rianalizzato rispetto al ruolo che la presenza di un lavoro di équipe ha nei confronti delle attuali forme di scrittura.

Una forma di lavoro di équipe che non va confusa, o identificata, con la pura dimensione operativa dello studio progettuale o dell'organizzazione produttiva ma che investe complessivamente le tecniche di costruzione del testo.

3. Il concetto moderno di testo (e di autore) deve essere rianalizzato considerando una forma di pensiero, e di progetto, che si muove quasi esclusivamente commentando, e che quindi implica una scrittura destinata a crescere su se stessa

Nel nostro contesto il commento assume la forma dell'uso delle fonti inteso come riuso di componenti della biblioteca.

Una biblioteca sempre più estesa e articolata. Se usciamo da una  visione dell'immagine elettronica tutta proiettata verso il fascino della simulazione.

Se ridiamo il giusto valore culturale alla possibilità di modellare immagini del nostro progetto; e alla possibilità di offrire ai nostri committenti viaggi più o meno virtuali nello spazio.

Se analizziamo le reali trasformazioni dell' atto compositivo è il montaggio delle compo­nenti stratificate nella nostra "biblioteca" una delle finestre che maggiormente modifica il nostro procedere progettuale.

Mentre la modellazione 3D non altera concettualmente l’atto artigianale del modello ligneo; il riuso di componenti sviluppa una pratica scrittoria sempre più relazionata alla dimensione - accessibilità della nostra "banca dati" sempre più condizionata dall'evoluzione di una memoria a noi esterna.

E' davanti a questa "dimensione" che le nostre tecniche scrittorie di confezione del progetto evidenziano la loro intrinseca elasticità e vitalità aperta ad un processo conti­nuo di riscrittura collettiva.

Le tecniche di rappresentazione, o di scrittu­ra, sono ancora una volta davanti al problema teorico del riuso di frammenti. Problema che la critica più attenta alle trasformazioni delle protesi nell'itinerario progettuale pose alla fine degli anni settanta analizzando l'ingerenza del documento foto­grafico nei processi di formazione della cultura architettonica.

Allora ponemmo il problema del riuso dell'immagine come apertura di una prassi progettuale sempre più disattenta alla specifici­tà contestuale del manufatto e sempre più decontestuale e disponibile ad un eclettismo citazionista.

Da qui molte delle vicende che hanno carat­terizzato questo ventennio di sprechi edonistico-decorativi.

Oggi davanti alla composizione elettronica il problema del riuso si ripropone in una diver­sa accezione; alla forza dell'immagine si sostituisce la persuasività della componente in un legame diretto con le variabili strutturali e prestazionali dell’atto realizzativo.

L'elaboratore ci permette di scrivere (com­porre) utilizzando segni che nella loro astrazio­ne codificata rinviano direttamente alla materialità del costruire.

Un ultimo aspetto che emerge dall'analisi dello scrittorio medioevale è la forte promiscui­tà con l'espressione orale che caratterizza il testo.

Siamo davanti ad uno dei caratteri della scrittura multimediale intesa come sinergia di linguaggi e non come pura somma di canali attivati .

Molte delle esperienze di questi anni dimo­strano ancora un forte ritardo nei confronti della capacità di strutturare una scrittura plurimediale.

Vale per tutti l'esempio del canale sonoro che raramente supera la logica del riempimento producendo ulteriore rumore di fondo in un contesto informativo già saturo.

Al festival di Bordeaux solo un'opera pre­sentata, il lavoro Portoghese, operava un preciso controllo della banda sonora tramite una struttura compositiva che valorizzava il dialogo fra immagine e suono; il resto appartie­ne quasi sempre a quella cultura che sonorizza ogni immagine veneziana con Vivaldi.

Concludendo:

Se dal punto di vista teorico il superamento del concetto moderno di testo (e di autore) appare oggi come uno dei sentieri da percorrere per meglio comprendere la profondità dei cambiamenti in corso su un altro versante dobbiamo invece interrogarci su cosa comuni­chiamo con queste nuove strumentazioni.

Ancora una volta il nesso fra cosa come e perché riemerge come uno degli interrogativi per comprendere il significato di una strategia comunicativa.

Rileggendo i momenti più innovativi nel campo della comunicazione della cultura del progetto ritroviamo sempre una spinta a veicolare idee nuove.

Ritroviamo la volontà di gridare, o sussurra­re, progetti di trasformazione del nostro fare complessivo.

Riguardiamo la trasformazione delle riviste (il canale che maggiormente ha influenzato la trasformazione della cultura del progetto) e verificheremo questo costante legame fra innovazione del linguaggio comunicativo e contenuti.

Siamo in una fase analoga?

La cultura del progetto ha attualmente questa forza, questa volontà o questa capacità?

Personalmente non credo.

Ma se questo è vero allora diventa più chiaro capire perché molti dei prodotti che vediamo alle rassegne sull'immagine di sintesi nel campo dell'architettura non hanno la forza (e l'interesse) della sperimentazione di nuove forme di scrittura.

Sono infatti molto spesso dei puri esercizi di trascrizione.

Esercizi di trascrizione che spesso non si confrontano neanche con la complessità compositivo strumentale che questo intervento ha storicamente assunto in altre realtà culturali.

Pensiamo, ad esempio alla trascrizione in campo musicale.