l'Atelier Rwanda alla 12 Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2010
Gaddo Morpurgo
“Una delle strategie del Ruanda per armonizzare lo sviluppo sociale consiste nel rafforzare le proprie risorse culturali, costruendo ed integrando tecnologie straniere con le proprie conoscenze (know-how).
La sfida sta nell’affrontare i radicali cambiamenti che alcune indispensabili e cruciali parti della cultura ruandese devono alla globalizzazione.
Nel processo per far avanzare queste inevitabili trasformazioni nei vari settori, è imperativo adottare strategie che salvaguardino i valori della cultura tradizionale e dell’identità nazionale.
I nostri valori possono essere tenuti in vita fino a quando continueranno a svolgere un importante ruolo nella nostra economia e nella nostra società.
L’integrazione di elementi stranieri nel nostro modo di vivere richiede tre strategie :
- una migliore comprensione della nostra cultura e delle nostre tradizioni
- una struttura e un sistema per un’ attenta selezione degli apporti stranieri alla ricerca di soluzioni ai nostri problemi
- una creatività ereditata dai nostri antenati, l’influenza straniera e il rinnovamento dell’attuale società ruandese.
Una delle manifestazioni di questa creatività è probabilmente l’introduzione di nuove tecniche artigianali. L’artigianato ruandese ha subito molti cambiamenti dovuti alla massiva introduzione di prodotti europei ed asiatici. Il potere colonialista e i missionari hanno portato nuove idee tali per cui le professionalità che non si sono adattate di conseguenza semplicemente sono scomparse.
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Colonialisti, missionari e commercianti asiatici hanno introdotto nuove idee, tecniche e mestieri, a questo apporto s’è aggiunto l’uso della moneta come strumento di scambio .
Queste novità, sotto l’appellativo di modernità, hanno cambiato nell’insieme la vita socio economica ruandese e tra il Rwanda e i suoi confinanti. Di conseguenza mestieri che non si sono adattati a questi cambiamenti multiculturali sono andati lentamente ma irreversibilmente scomparendo.
Questo è avvenuto soprattutto per quei mestieri le cui materie prime sono state rimpiazzate da materie importate o da prodotti finiti di maggiore qualità.
La fabbricazione di certi oggetti tradizionali è andata scomparendo al ritmo di adattamento della società ruandese al nuovo stile di vita restando alla mercé della globalizzazione.”
(Cfr. Kanimba Misago Célestin, Directeur de l’Institut des Musées Nationaux du Rwanda)
Il programma “Atelier Rwanda” parte dalla riflessione su quale risorse possono ancora rappresentare “quei mestieri le cui materie prime sono state rimpiazzate da materie importate o da prodotti finiti di maggiore qualità” se indirizzati verso nuove idee di progetto.
Convinti, come sostiene Kanimba Misago Célestin, uno dei massimi studiosi della cultura materiale ruandese, che i “valori possono essere tenuti in vita fino a quando continueranno a svolgere un importante ruolo nella nostra economia e nella nostra società”.
La mostra Tradizione e innovazione nel design delle fibre vegetali presenta i primi risultati di questo programma avviato nel 2008, su sollecitazione del Soroptimist International, che ha visto in questi anni impegnati come partner il Kigali Institute of Science and Technology, l’Universià Iuav di Venezia e la Fondazione Caudio Buziol che, oltre a contribuire al suo fianziamento, ne ha coordinato operativamente i lavori.
Con questa prima partecipazione alla Biennale di Venezia, la Repubblica del Rwanda mostra alcune delle strade che possiamo percorrere se intendiamo il design come uno strumento per risolvere insieme problemi che ormai non sono più solo miei o tuoi, ma nostri.
Ma soprattutto mostra come la cultura del progetto debba ridefinire la propria strumentazione rispetto alle potenzialità dei sistemi produttivi locali. Nel nostro caso le diverse relazioni possibili tra artigianato e design.
Partito con l’obiettivo primario di avviare una ricerca per innovare l’uso dei materiali locali valorizzando le tecniche di lavorazione tradizionali, l’Atelier Rwanda, in questi due anni, si è andato concretizzando come un centro di ricerca per l’innovazione del design in Africa.
Un Centro di ricerca, con sede operativa presso il Centre d’accueil et de formation San Marco del Soroptimist di Kigali a Kanombe, che ha ospitato nel settembre 2009 il primo workshop sull’applicazione delle lavorazioni tradizionali rwandesi per realizzare gioielli e sull’utilizzo delle foglie e della corteccia del banano per produrre componenti edilizie. Tra i lavori realizzati in questa prima esperienza va infatti segnalato il carattere innovativo del pannello MUSAÒ interamente realizzato in banano che permette il tamponamento e l’isolamento, termico ed acustico, degli edifici utilizzando materiali naturali e le prime applicazioni del legno di caffé per la produzione di carpenteria leggera ed altri elementi.
Dopo i risultati ottenuti con questo primo workshop, che ha visto il coinvolgimento di 26 studenti internazionali e di 10 tra docenti e assistenti delle due università, nel maggio 2010 ha preso via il secondo workshop, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione di nuove tipologie edilizie in fibre vegetali che sarà attivo fino alla fine di settembre.
Per questo secondo workshop sono stati selezionati 38 studenti europei, a cui vanno aggiunti altrettanti studenti ruandesi, e attribuite 6 borse di studio, offrendo la possibilità ai ragazzi di sviluppare e mettere a frutto le proprie conoscenze tecniche, confrontandosi direttamente con la realtà rwandese.
Il risultato più importante di questa esperienza, tuttora in corso, è la realizzazione del “Padiglione Rwanda” una “piastra di sperimentazione” dove, ricercatori e studenti del Kigali Institute of Science and Technology e dell’Università Iuav di Venezia, possono realizzare parti di edifici in scala 1:1 per verificare, e testare, il comportamento delle fibre vegetali in un preciso contesto climatico.
Nato della collaborazione scientifica tra KIST ed IUAV questo laboratorio di simulazione rappresenta un esempio innovativo di organizzazione della ricerca e della formazione nell’applicazione delle fibre naturali in edilizia.
Il terzo workshop dell’Atelier Rwanda, previsto per giugno-luglio del 2011 sarà finalizzato all’innovazione e diversificazione dei prodotti artigianali e rivolto prevalentemente ad artigiani di cooperative produttive delle varie regioni del Rwanda, al fine di acquisire le capacità necessarie per realizzare nuovi prodotti da collocare sul mercato.
Mentre, sul versante della ricerca, verrà sviluppato e implementato il “Padiglione Rwanda” consolidando il suo ruolo di laboratorio di sperimentazione e ricerca sui materiali vegetali e le tecniche locali.
Tutto ciò viene presentato in occasione di questa prima mostra del Rwanda alla Biennale di Venezia ma esiste un altro modo per guardare, e valutare, questa esperienza.
In due anni, circa cento persone, tra artigiani studenti e docenti, europei e rwandesi, si sono incontrati e hanno lavorato insieme in Rwanda.
Hanno iniziato a conoscersi, confrontarsi, capirsi …